Era come se avesse già il mandato
nel nome della sua ora
venuta a scuotere nel suono
di ogni sua sillaba
il destino fin dalla nominazione
un rintocco tremendo:
tre e trentatré – l’ora prediletta.
Ma non c’è ora che sia giusta
nel bel mezzo della notte
e di un cammino vitale, per il nero
del cuore sotterraneo
che prende ad un tratto a pulsare
rovesciando il suo compito universale
portando via la vita
anziché incardinarla ai corpi
disunendo ciò che Dio ha unito
scucendo le terre e le carni
e lasciando muri in piedi a metà
come quei figli e quei padri, e quelle madri
quegli sperduti pilastri
rimasti a resistere soli
a sorreggere gli astri.
Agostino Peloso, 14 aprile 2009